Dalle tue stesse parole

Pare che la paura sia il sentimento più diffuso. Come un dolore sordo, attraversa tutta la nostra giornata e abita le fondamenta di ogni pensiero e azione. Se la paura è definita, chiara, specifica, diviene un pensiero fisso che ci mette, come radio, sulla frequenza d’onda di ciò che temiamo di ricevere. Fosse un pensiero luminoso, continuo e pieno di fede, lo chiameremmo preghiera. Questa invece è una sorta di preghiera negativa, che “chiama” proprio ciò che teme, perché lo contempla costantemente come già accaduto. Finché accade davvero. “Avevo paura di te, che sei un uomo severo”, disse il servo. Gli rispose il padrone: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Il servo temeva che il padrone fosse severo, la paura lo convinse, e quello fu davvero severo con lui.

Lc 19,11-28 http://www.lachiesa.it/bibbia.php?ricerca=citazione&mobile=&Citazione=Lc+19%2C11-28&Cerca=Cerca&Versione_CEI2008=3&VersettoOn=1