La vita

Sentirsi padroni e non essere che affittuari è causa di tanti errori. La vigna non era di proprietà dei vignaioli, ma se ne erano dimenticati al punto che la difesero fino alla morte come ne fossero i padroni, come se l’avessero creata loro quella terra. La vita, il corpo stesso, ci sono dati in uso e crediamo di esserne gli assoluti padroni e creatori. Siamo fatti con elementi tratti dalla terra. Mangiandone i frutti, manteniamo il nostro corpo ogni giorno. È il piccolo giardino di Eden che abitiamo da anni, affidatoci per compiere opere di misericordia. Senza, non potremmo fare nulla. Ogni sera il Figlio viene a ritirare il raccolto, il frutto dell’amore compiuto con le nostre mani, con il nostro cammino, con le parole della nostra bocca e l’ascolto dei nostri orecchi. La vita non è nostra creazione. La vita ci è data per amare.

Mc 12,1-12 Gesù si mise a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti, agli scribi e agli anziani:
«Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero.
Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra”. Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?».
E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.

Trinità

Dio Trinità è un mistero, non un segreto. È cioè una realtà che non si nasconde ma si manifesta e si rivela, eppure non è possibile capirla totalmente. Dio Trinità è un mistero di cui ha parlato Gesù stesso, più volte.

Rispondere

Pare che la privacy sia la nostra più grande preoccupazione. Forse perché sappiamo di non riuscire a custodirla e ci sentiamo sempre sotto indagine. Chiunque si crede in potere di farci domande d’ogni tipo e noi, a nostra volta, ci sentiamo in dovere di render conto, rispondendo come a un processo. Basterebbe invece sentirsi liberi di non rispondere alle domande mal poste. Sono mal poste le domande che nascono da intenzioni ambigue, insincere, con il solo scopo di fare cadere in trabocchetti imbarazzanti. Sono mal poste pure le domande sincere, che però non abbiamo il diritto di porre. Ci sono relazioni che ci danno il diritto di sapere. Ce n’è altre che invece ci chiedono di rispettare il silenzio altrui. Gesù quel giorno non rispose.

Mc 11,27-33 Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?».
Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo».
E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Frutto

Se non si trovano frutti su un albero non conviene farlo seccare, ma tornare quando è la giusta stagione… Se però l’albero è quello del tempio santo di Dio, allora è sempre stagione e, se i frutti non ci sono, significa che l’albero è secco sin dalle radici. Una religione può diventare sterile cerimonia se non alimenta la fede e l’amore. «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».

Mc 11,11-35 Gesù entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània.
La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono.
Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto:
“La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le nazioni”?
Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.
La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».

Lo seguiva

Il figlio di Timèo, Bartimèo, era cieco e sedeva lungo la strada. Bar-timèo però significa esattamente figlio di Timeo. Del resto cosa serve un nome a chi non può scegliere dove andare? Tantovale chiamarlo col nome di chi decide dove deve sedersi. Quel giorno però Bartimèo decise da sé e cominciò a gridare: Gesù! Non ascoltò chi gli diceva di tacere e gridò ancora più forte: figlio di Davide! Finché lo udì chiedergli ciò che nessuno aveva mai chiesto: cosa vuoi che io faccia per te? Chiese la vista, chiese la possibilità di scegliere dove andare, chiese di vedere chiaramente i suoi stessi desideri. Cosa vuoi? Cosa vuoi davvero? Il figlio di Davide guarì il figlio di Timèo. Gli diede la vista e, forse, anche un nome vero. Non stette mai più seduto in terra, ma lo seguiva lungo la strada.

Mc 10,46-52 mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

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Visitazione

Maria restò da Elisabetta circa tre mesi, vale a dire fino al parto di lei o, comunque, nella sua imminenza. Non fu una visita lampo, né un “faccio un salto da te” né un aperitivo. Stette con lei a lungo. Chi avesse più bisogno dell’altra non lo sappiamo. Probabilmente quella visita fece bene a entrambe. Abbiamo bisogno di stare insieme, ma ne siamo capaci? Riusciamo a non guardare il telefono mentre siamo con qualcuno? E viceversa, riusciamo a stare al telefono con qualcuno senza parlare in presenza ad altri? Darsi realmente reciproco ascolto è ormai dono raro. Essere capaci di farsi visita è uno dei doni più belli.

Visitazione di Maria Lc 1,39-56 In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Grazie di cuore a chi ha inviato il suo contributo alla ONLUS. La mia partenza per Timor Est si avvicina e potrò mostrarvi di persona la situazione.

Lasciare

La risposta di Gesù è precisa e continua dal discorso ieri. Mentre lo sforzo del trattenere per accumulare non porta che a sperimentare la perdita, lo sforzo di lasciare andare causa un ricevere. È il circolo virtuoso del regno di Dio, in cui il ricco non riesce a entrare perché ha troppa paura di lasciare. Lasciare le cose ma anche lasciarsi andare, non stare tesi e fidarsi. Lasciare tutto e tutti non significa certo abbandonare moglie e famiglia, come banalmente a volte si immagina. Lasciare significa non possedere la vita altrui, lasciar vivere, lasciare all’altro il tempo di capirci.

Mc 10,28-31 Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

Tutto è possibile

L’aveva sentita spesso da sua madre, quella espressione che gli dava tanta speranza. Lei, ancora fidanzata, l’aveva a sua volta udita dall’angelo Gabriele: nulla è impossibile a Dio. Lui, Gesù, preferiva dire Tutto è possibile a Dio. Forse gli dava ancora più forza. Tutto è possibile a Dio, persino fare entrare un ricco nel Regno dei cieli. Farlo cioè uscire dalla mentalità dell’accumulo e del possesso di molti beni, per entrare in quella di Dio che usa i beni trafficandoli per chi non ne ha. Il problema non è certo essere ricco, ma restare indifferenti ai bisogni dei poveri. Non è una colpa nascere nel benessere di un paese occidentale. Lo è però non accorgersene, non aprire gli occhi, non guardare oltre confine, non informarsi sulla vita di chi nasce altrove. Tutto è possibile a Dio, riuscirà dunque a darci idee e mezzi per compiere i nostri passi e i nostri distacchi.

Mc 10,17-27 mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Pentecoste

Lo Spirito, questo sconosciuto. L’invisibile forza di Dio che ci avvolge e ci guida. La luce che rischiara l’animo di chi segue Gesù.

Atti 2,1-11 Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

Molte altre cose

Così si chiude il vangelo di Giovanni. Pietro e Gesù risorto sono sulla riva del lago e parlano. Gesù conclude: che ti importa? tu seguimi! Lasciali dire, tu seguimi. Non tutti possono capire, tu seguimi. Non tutti vogliono essere salvati, tu seguimi. Non dimenticare che sei un uomo, non trascurare il silenzio e il riposo, seguimi. Poi l’evangelista annota: Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. Allora lo scriveremo nella nostra memoria. Scriveremo tutte le cose compiute da Gesù nella nostra vita, le grazie che ci ha donato, i dialoghi che abbiamo avuto, l’ascolto che ci ha offerto. Quando saremo stanchi e soli, apriremo quel vangelo di memorie, e la pace tornerà nei nostri cuori. Sorridendoci con complicità ci dirà ancora una volta: Che ti importa? Tu seguimi!

Gv 21,20-25 Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.