Ciò che resta

Datevi da fare per il cibo che rimane per la vita eterna. “Ho sperimentato un contatto con l’essenza dell’umanità – scriveva una visitatrice alla mostra – Guardare le foto, leggere i testi è stato come ricevere una carezza su un braccio inerte, che anche se ci versi sopra del tè bollente non senti nulla: poi arriva quel tocco e inaspettatamente lo avverti. Le foto, le parole che avete scelto sono davvero potenti e parlano un linguaggio che tutti conosciamo, ma è da tempo dimenticato e rischia di diventare lingua morta perché quasi nessuno ti interpella più così: gli scambi della vita ordinaria sono spesso con la nostra parte razionale, produttiva, organizzativa, e con i nostri bisogni di consumo, materiale, affettivo e anche spirituale. Le foto e i testi ti parlano su altre frequenze, parlano alla tua stessa umanità. Mi sono chiesta se è per questo che a volte diventa così difficile anche stare in silenzio davanti a un tabernacolo, perché non sai cosa dire, perché hai perso il contatto con la tua dimensione più umana, che non ha bisogno di tante spiegazioni, ma sa avvertire la presenza e stare semplicemente con essa”.

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