
Quell’anno in carcere lo cambiò. Non fu mai più lo stesso. Il contatto con i detenuti lo liberò dalla sua borghesia, lo spogliò di ogni armatura in cui, fino a quel momento, aveva creduto. Francesco, il ricco borghese di Assisi centro, divenne l’amico dei poveri di periferia. Che percorso! Potremmo dire contronatura. L’istinto infatti ci spinge a cercare il meglio, il di più. Lui invece andò in direzione contraria, verso il di meno. Ci volle tempo, come per ogni cosa, per ogni frutto. Il carcere, poi i poveracci delle bidonville di Assisi, poi quel crocifisso abbandonato che lo chiamava… La sua stessa anima lo chiamava: condividi tutto, e tutto sarà tuo. All’inizio soffrì l’incomprensione del papà, alla fine quella dei suoi stessi frati. Temeva di non essere capito nemmeno da Gesù, di non averlo capito lui stesso. Stanco e oppresso, si ritrovò nel corpo le stesse ferite della croce di Gesù. Il Maestro l’aveva consolato: io e te siamo uguali, non avere paura. Ti basti l’esser capito da me, gli altri capiranno. Chi capirà ti seguirà, ci seguirà. Allora, lasciata ogni scusa, nascerà “una Chiesa povera per i poveri”. (Papa Francesco)⬇️⬇️
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San Francesco d’Assisi Mt 11,25-30 Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».