
Gratis è ciò che non si paga e, se non si paga, è perché non ha valore. Pochi credono alla gratuità sincera. Nel senso che non credono che sia possibile che qualcuno agisca senza ricompensa. È “ovvio” che chi fa qualcosa sia già stato pagato per farla, altrimenti non la farebbe. Perciò non ci viene nemmeno in mente di spesare il viaggio a chi tiene un incontro al nostro gruppo o associazione: qualcuno lo ha certo già pagato. Così non crediamo alla sua gratuità e manchiamo alla nostra. “Che triste dover assicurare che viaggerai a tue spese” [e non a spese della Onlus], mi scriveva a giugno un’amica dopo aver letto che sarei partito per Timor Est. Sì, è triste dirlo, ma pure necessario. Come ai miei alunni spiego che questo sito della Locanda non mi crea guadagni ma spese. “Allora perché lo fa?”, rispondono stupiti. Già, perché mai la gratuità? Perché offrire a chi non può ricambiare? Ognuno di noi compie dei gesti gratuiti, totalmente gratuiti. Ognuno di noi conosce la beatitudine del dare senza ricevere in cambio. Difficile spiegarla a parole. Non c’è che provare.
Lc 14,12-14 Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».