Il tempio e i mercanti

Quei poveretti che vendevano nel cortile del tempio gli animali da sacrificare non erano più colpevoli di chi vende le candele all’ingresso di un santuario. Era ed è più che lecito, per non dire utile. Gesù dunque non li scaccia perché compiono un’azione vietata. Non ce l’ha con loro ma con chi insegna alla gente a mercanteggiare con Dio. Le grazie non si comprano a colpi di offerte e devozioni. I miracoli non si rubano all’Onnipotente distraendolo col profumo di incensi e libazioni. Il tempio è casa di preghiera, non di ladri e di mercanti. Dio è amore gratuito. Gli basta la nostra fede in lui. Questo Gesù insegnava nel tempio. Ma un uomo che libera dalla religiosità magica e spinge alla fede personale, è pericoloso. Destruttura il sistema e, di fatto, toglie potere agli uomini di religione. Per questo i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo. La religione tiene gli uomini bambini dipendenti. La fede e il vangelo rendono adulti responsabili. Ma crescere è faticoso.

Lc 19,45-48 Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto “un covo di ladri”».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.