Agli altri

Elia è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto. E sono tanti gli Elia a cui si fa quello che si vuole, a cui non si fa quello che si dovrebbe fare. E loro attendono, attendono, sperano che ci ricordiamo di fare una visita, una telefonata, un misero messaggio. Poi ci sono quelli che subiscono violenze più evidenti: detenuti che aspettano la firma di un permesso di un’ora; malati in attesa di un esame; vittime mai gratificate da giustizia. Agli altri facciamo quello che vogliamo. Dobbiamo cercare di essere più buoni, di volerci più bene, di non fare agli altri quello che vogliamo, ma quello che vorremmo che loro facessero a noi.

Mc 9,2-13 Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elìa con Mosè e conversavano con Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elìa e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Io però vi dico che Elìa è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui».