Gli ultimi

Anche quando fanno la parte dei buoni, quella dei potenti è sempre una gara a chi è più grande, più forte e più armato. Come dicono i salmi, parlano di pace al loro prossimo ma non hanno in cuore che malizia; più untuosa del burro hanno la bocca, ma solo guerra covano in cuore (sal 28,3; 55,22). Inutile quindi discutere chi è più grande, semmai cerchiamo qualcuno che serva. Che serva a qualcosa di buono e di vero, che cerchi ogni mezzo per mettere al centro i bambini, gli inermi, i senza voce della terra. Siamo a duemila anni dalla resurrezione di Gesù e ancora molti suoi discepoli non hanno capito né accolto le sue parole di pace non violenta. Non lasciamolo solo nel credere all’amore. Abbiamo già dimenticato le parole che domenica scorsa ci ha rivolto? Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano.

Mc 9,30-37 Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».