Chiamare

Di giusti e giustizieri è pieno il mondo. Dai dotti agli ignoranti, dai potenti ai normali cittadini, è tutto un saperla lunga e un saperla già. Non abbiamo più bisogno di imparare, non abbiamo più bisogno di essere perdonati: tutti giusti, tutti perfetti. Non gli diamo tanto da fare, forse è del tutto disoccupato: Gesù cerca lavoro. È venuto a chiamare i peccatori: ne troverà? Non ne ha mai trovati molti là dove pensava di trovarne. I credenti e praticanti infatti dovrebbero avere una coscienza più raffinata, riconoscere con più facilità i propri errori. Ma andò sempre diversamente. Furono quelli dalla coscienza ufficialmente meno formata a dargli più lavoro, a mostrarsi interessati a quanto offriva: perdono, redenzione, scuola di conversione. Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.

Lc 5,27-32 Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».