
Così si chiude il vangelo di Giovanni. Pietro e Gesù risorto sono sulla riva del lago e parlano. Gesù conclude: che ti importa? tu seguimi! Lasciali dire, tu seguimi. Non tutti possono capire, tu seguimi. Non tutti vogliono essere salvati, tu seguimi. Non dimenticare che sei un uomo, non trascurare il silenzio e il riposo, seguimi. Poi l’evangelista annota: Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. Allora lo scriveremo nella nostra memoria. Scriveremo tutte le cose compiute da Gesù nella nostra vita, le grazie che ci ha donato, i dialoghi che abbiamo avuto, l’ascolto che ci ha offerto. Quando saremo stanchi e soli, apriremo quel vangelo di memorie, e la pace tornerà nei nostri cuori. Sorridendoci con complicità ci dirà ancora una volta: Che ti importa? Tu seguimi!
Gv 21,20-25 Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.