
Date e vi sarà dato. E il dare non sia solo quello d’impeto, emotivo, quasi che la guerra si possa arginare con sacchi di vestiti usati e tonno in scatola. C’è un dare adulto, che sa avere misura, che sa intuire i tempi e le modalità più giuste. Dopo il tempo del dare oggetti, ci sarà infatti il tempo del dare pazienza, del non condannare, del non giudicare chi diventerà compagno di scuola dei nostri figli, chi si aggirerà per le nostre strade, chi abiterà accanto ai nostri genitori. Ci sarà il tempo del dare comprensione a chi è traumatizzato dalla guerra, dalla morte insepolta dei propri amati, dalla perdita della casa e dei risparmi di una vita. Ci sarà data, ci è già data, occasione di conversione dal nostro cristianesimo borghese ad un vangelo vero, da vivere toccando con mano ciò che finora era solo un racconto dei nonni. Questa guerra d’Ucraina ci impressiona perché eravamo abituati a vedere i profughi di un altro colore e non più bianchi e più biondi di noi. Forse per questo tutti danno, anche chi contro altri costruisce muri. Ma ciò che dovremo dare ha ancora tutto da venire.
