
Il nostro volto cambierà d’aspetto non quando si trasformerà assomigliando a qualcuno di migliore, né quando rallenterà le trasformazioni del tempo. Diverremo sfolgoranti quando sapremo parlare con chi sta vivendo il suo esodo, con chi cioè è spinto dalla morte a uscire per andare verso una terra non sua, verso una vita non scelta. “Quando il pavimento della casa tremava per le bombe, a Kiev – ci raccontavano ieri gli esodati – i bambini si spaventavano, ma poi tornavano a concentrarsi nel gioco. E questo ci dava stabilità”. In ogni esodo, in ogni fuga, c’è una vita che resta e non si arrende.
