
Sono un po’ come le ortiche, i farisei. A piccole dosi, con attenzione, si possono usare anche per il risotto, perché nulla e nessuno è mai da buttare. È che, appunto, ricrescono sempre, non stanno al loro posto e, ovviamente, sono urticanti. I farisei di oggi sono quei nostri pensieri di intransigenza e rigidità religiosa, il desiderio di selezionare i pochi ma buoni e lasciare fuori la feccia miscredente. I farisei oggi si annidano nelle paure di cambiare, nel restare aggrappati al “si è sempre fatto così e così sempre sarà”. Il fariseo, in fondo, è un gran pauroso. Non conoscendo bene il vangelo, chiama “cambiamento” ciò che Gesù chiamava compimento. Perciò crede che cambiare significhi tradire il messaggio originale. Ogni passo in avanti gli pare tirare vergognosamente a sinistra e, gridando allo scandalo, innestata la retromarcia accelera tenendo il più possibile la destra. Ma il vangelo non va a destra o a sinistra e, come un’onda, si diffonde in modo circolare. Dal sepolcro vuoto di Gerusalemme fino ai confini del mondo si ode cantare: Il crocifisso è risorto!
