Oltre la legge

Lo dicevamo ieri: viene il tempo, se si cammina davvero, di spingersi oltre i confini della legge religiosa, non certo per ridurla o cancellarla ma per espanderla, superando così una giustizia formale. Allora, dice Gesù, il non uccidere diviene non adirarti, ben più difficile da rispettare perché ben più facile da commettere. Ogni volta dunque che ci si avventura oltre il confine della regola e ci si prende la responsabilità di seguire da soli la propria coscienza, ciò deve essere per un bene più grande, non per un impegno minore.

PS Un paio di esempi speriamo efficaci. 1. Il sacerdote promette di pregare con i salmi recitando ogni giorno la liturgia delle ore dal breviario. Supponiamo che, dopo 30 anni, un sacerdote avverta nella propria coscienza che la sua preghiera è divenuta pura formalità legale, senza più alcuna efficacia. Potrebbe costui decidere di interrompere per un periodo questa pratica? Tecnicamente no, perché ha promesso e per lui è regola. Se però si assumerà questa responsabilità, lo dovrà farà in vista di un bene maggiore, cioè di una maggiore preghiera. Non lo vedrete più dunque in cortile a leggiucchiare i salmi dal breviario, giusto per adempiere al dovere, ma di certo starà un’ora in preghiera silenziosa, magari su una sola parola di un solo salmo. Se invece non facesse né questo né quello, sarebbe semplicemente mancante per aver abolito legge e profeti (come diceva il vangelo di ieri) senza superare la giustizia della regola religiosa.

2. Una donna rispetta scrupolosamente da sempre il magro del venerdì. Giunta a sessant’anni d’età, percepisce che questa legge è divenuta per lei vuota e sterile, pura abitudine. Può infrangerla? Sì, ma per un bene maggiore. Il venerdì la vedrete mangiare di tutto, ma verrete a sapere che offre un pasto a chi digiunerebbe a causa della povertà.

Mt 5,10-26 Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».