
Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”… Ma forse l’abbiamo compreso benissimo. Istintivamente compreso. Il sacrificio rituale lo si compie perché lo chiede la religione. Una volta sacrificato l’animale, si torna a casa sentendosi a posto, in regola davanti a Dio e uomini. Questa mentalità si può applicare a tutto. Persino partecipare alla messa o fare elemosina possono diventare un sacrificio, un compito svolto il quale ci sentiamo liberi di tornare alla nostra vita. La misericordia invece è più difficile, perché non finisce mai di chiederci di sacrificare energie e tempo sull’altare dell’amore. Non si può mai smettere di essere misericordiosi.
Mt 12,1-8 Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle.
Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato».
Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
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