
da Dili, TIMOR EST La donna cananea è a casa sua ed è Gesù lo straniero. Ma a sconfinare è lei. È chi ha bisogno che sconfina, che varca la soglia della propria riservatezza, si supera e si prostra dinanzi a chi può dare anche una sola briciola di aiuto. La vita di molti è così. Un equilibrio incerto a strapiombo sul domani, saldando i pezzi che il presente offre. Senza l’orgoglio di ripararsi da soli la propria casa, non perché non si lavori, ma perché non ci si arriverebbe nemmeno in dieci vite. Perché questo mondo continua a dividere l’umanità in figli e cani, sebbene questa immagine sia ormai da rivedere o forse invece da tenere. Che ci imbarazzi ancor di più, data la qualità del cibo che serviamo nel piatto ai cani e la quantità del cibo che gettiamo via, perché non ci va più.
Mt 15,21-28 Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
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