
Con lui, con quell’unico figlio morto, moriva anche la sua sussistenza. Una vedova senza figli era una donna senza alimenti oggi e senza cure domani. Ve la ricordate la laguna di Ira Lalaro, a Timor Est? Questa donna pesca con una canna di bambù, sperando di procurarsi qualche pesce per nutrire i suoi figli. Spera anche di non essere mangiata a sua volta da un coccodrillo. Due mesi fa, una anziana era venuta qui a pesca e non ha più fatto ritorno a casa. È stata trovata la sua canna e il cestino dei pesci. Era una vedova e il suo unico figlio è lontano, in qualche parte del mondo a servire caffè o pulire cessi. I vicini ogni tanto la aiutavano, ma tra poveri gli aiuti non possono essere forti. Forse noi non sappiamo resuscitare i morti, come fece Gesù per la vedova di Nain, ma salvare i vivi possiamo. Penso sempre che, se fossimo arrivati in tempo a comprare un sacco di riso alla vedova di Ira Lalaro, forse lei quel giorno non sarebbe andata a pesca nella palude.
Lc 7,11-17 Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.