
Verrò e lo guarirò! Sembra quasi la reazione emotiva ed impulsiva di chi perde la misura del possibile di fronte all’emergenza. Pensiamo ad esempio a quanti, a marzo scorso, sopraffatti dall’emozione della guerra, hanno offerto la casa ai fuggitivi, dimenticando che non si trattava di qualche settimana ma di mesi e anni. Poteva Gesù realmente andare e guarire il servo paralizzato? Offriva guarigione o illusione? Era in grado di alleviare le sue terribili sofferenze o la sua era solo emotività? Lo poteva eccome, gli disse il centurione stesso, di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Gesù non era pilotato né sopraffatto dalle emozioni, ma da profondi sentimenti. Le prime entrano in noi dall’esterno e ci scuotono decentrandoci. Vanno riconosciute, accolte, ma è meglio non scegliere in base ad esse. Sono come bimbi in pianto che vanno solo calmati, non assecondati. I sentimenti arrivano dall’interno, dall’animo, in momenti di quiete e silenzio e ci illuminano sulle scelte. Gesù, nei suoi momenti di raccoglimento silenzioso e profondo, si ricentrava in sé stesso. Si ricentrava nella via della misericordia. Verrò e lo guarirò, perché per questo sono venuto nel mondo.
Mt 8,5-11 Entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».