
Lavorare. Da una parte è privilegio raro, dall’altra è fatica da fuggire. Manca il lavoro, lo sappiamo. Così come sappiamo che mancano persone disposte a sgobbare. C’è anche un’altra categoria di lavoro che cerca sempre operai. È il lavoro delle opere di misericordia. Alzarsi al mattino e tardare la sera sapendo per chi si fatica, per chi ci si procura pane, vestiti, casa e persino fiori sulla tomba, è una delle sensazioni più belle. Anzitutto non si lavora per qualcosa, ma per qualcuno. Allora la prospettiva si ribalta.
S. Giuseppe lavoratore Mt 13,54-58 Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.