
Vi do la mia pace, non come la dà il mondo. Sì, perché vi è un’enorme differenza. Quante volte, nei decenni scorsi, abbiamo visto i nostri soldati partire per “missioni di pace“? Non erano missioni ONU, col casco azzurro, per allontanare le parti combattenti e creare corridoi umanitari. Andavano armati, andavano con la loro uniforme, andavano a sparare per uccidere i nemici dei nostri alleati. Erano missioni di guerra ma le chiamavano missioni di pace, perché dire guerra faceva paura. Dal febbraio ’22 questa paura iniziò a scemare. Iniziammo a sentire parlare di armi per la guerra, di guerra giusta, di guerra per la pace. Chi non ci credeva era fuori dai giochi. Gli eroi non erano più Papa Francesco né Gandhi né Madre Teresa, ma i militari e i presidenti in uniforme che chiedevano armi. Il verde oliva iniziò a sostituire il bianco, le armi presero il posto del dialogo e la parola guerra è di nuovo sulla bocca dei nostri ragazzi come la più naturale delle cose sotto questo cielo. Vi do la mia pace, non come la dà il mondo. Perché il mondo, quando parla di pace, in realtà pensa alla guerra.
Gv 14,27-31 disse Gesù ai suoi discepoli:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».