Chi insegna non ci riesce, alza sempre un muro con chi l’ascolta. È chi impara che può farlo, che può indirizzare una parola allo sfiduciato, perché solo la lingua del discepolo è comprensibile da chi soffre. Non è il linguaggio di chi parla, ma di chi ascolta senza opporre resistenza. Allora, anche quando insegna non fornisce risposte esatte, ma aiuta a porsi le domande giuste. O Dio, “infondi in noi la luce della tua parola per confortare gli affaticati e gli oppressi. Fa’ che ci impegniamo lealmente al servizio dei poveri e dei sofferenti. Rendici testimonianza viva di verità e di libertà, di giustizia e di pace, perché tutti gli uomini si aprano alla speranza di un mondo nuovo”.*
*preghiera eucaristica V