
È difficile da credere e più ancora da praticare. Lo si impara a caro prezzo per noi e per gli altri, soprattutto quelli che più amiamo. Vi è una distanza sana, necessaria, che è bene tenere nelle nostre relazioni, anche le più intime e vitali. È quello spazio tra noi e gli altri che consente il respiro, che nel vangelo si scrive pneuma, Spirito. Gesù stesso prese distanza dai suoi: se non me ne vado, non verrà a voi lo Spirito. Nascere e morire, mangiare e dormire, e pensare, pregare, scegliere. Nessuno può farlo al posto nostro né noi possiamo sostituirci ad altri, per difficile che sia vederli soffrire o sbagliare. È lo spazio sacro in cui lasciamo che sia Dio ad agire, a ispirare, a sostenere e aiutare (paraclito). Lo Spirito va invocato, questo sì, su di noi e sugli altri. Poi va lasciato agire.
Disse Gesù ai suoi discepoli:
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato». http://www.lachiesa.it/bibbia.php?ricerca=citazione&mobile=&Citazione=Gv+16%2C5-11&Cerca=Cerca&Versione_CEI2008=3&VersettoOn=1