
Siamo un po’ tutti efesini, non abbiamo mai sentito che esista uno Spirito Santo. Oppure sì, l’abbiamo sentito dire, ma nulla di più. Spesso definiamo “spirituale” semplicemente ciò che non è corporeo, non si tocca con mano ed appartiene al mondo delle emozioni. Così, una persona molto sensibile la definiamo spirituale, riducendo i due termini a sinonimi. Anche le nostre esperienze di preghiera e contemplazione sono, molte volte, esperienze fortemente emotive, psicologiche, che però non sono ancora scese del tutto nella sfera dello Spirito. Tant’è vero che, se pregando non “sentiamo” nulla, diciamo di non aver pregato bene. Lo Spirito Santo è Dio. Non proviene da noi e non sempre la sua presenza può essere captata con sensi ed emozioni. Lo invochiamo, lo desideriamo, lo attendiamo.
Atti 19,1-18 Mentre Apollo era a Corìnto, Paolo, attraversate le regioni dell’altopiano, scese a Èfeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?». Gli risposero: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo». Ed egli disse: «Quale battesimo avete ricevuto?». «Il battesimo di Giovanni», risposero. Disse allora Paolo: «Giovanni battezzò con un battesimo di conversione, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù». Udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, discese su di loro lo Spirito Santo e si misero a parlare in lingue e a profetare. Erano in tutto circa dodici uomini.
Entrato poi nella sinagoga, vi poté parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori di ciò che riguarda il regno di Dio. http://www.lachiesa.it/bibbia.php?ricerca=citazione&mobile=&Citazione=At+19%2C1-8&Cerca=Cerca&Versione_CEI2008=3&VersettoOn=1