Vita

da Dili, TIMOR EST         L’avevamo detto, ieri, che il regno di Dio è un tesoro nascosto persino nei solchi dell’ingiustizia. E così non si può buttare la rete durante la pesca, ma solo dopo, a riva, si può discernere il bene dal male. Queste bimbe sono una perla preziosa, che contrasta e salva persino lo sfacelo di una città dove si è accumulata quasi la metà della popolazione di Timor. Per loro io sono un’attrazione, forse meglio un’occasione di novità. Tenendosi strette osano: “Teacher, teacher, goodnight!” e sentendosi rispondere in tetun, la paura scompare. Si improvvisa così una lezione tetun-english che inorgoglisce un po’ tutti. Poi nella penombra una manina chiede di “battere il cinque”, seguita subito da altre. Sono così esili che non mi accorgo nemmeno del loro tocco. Torno in casa leggero come loro. C’è ancora vita.

Mt 13,47-53     Gesù disse ai suoi discepoli:
«Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

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