
da Dili, TIMOR EST a:b = c:d che sarebbe “a sta a b come c sta a d”. Ve le ricordate le proporzioni in matematica? Magari ci riuscivamo pure. È nella vita che non riescono mai, ecco il senso di questa parabola. Il padrone condona diecimila ma il condonato, nel suo piccolo, non ne condona cento. Non sono economista, ma ce la posso fare. Uno stipendio minimo medio qui è di 120$ (avete letto bene: centoventi dollari/euro al mese). In Italia lo stesso stipendio è di 1200, dieci volte tanto (gli esperti mi concedano l’approssimazione). Se una bottiglia d’acqua qui costa 0,50$, facendo la giusta proporzione da noi dovrebbe costare 5€ dato che il nostro stipendio è dieci volte il loro. Eppure da Burger King un menù costa esattamente come da noi. Offrire un hamburger è quindi come offrire da noi un pranzo da 80/100 €. E così via. Se il potere d’acquisto del denaro fosse proporzionato, la povertà non esisterebbe. Ma l’economia è sproporzionata, contorta, mai lineare. Con qualche micro eccezione, a me qui la vita costa come a Milano e a loro anche. Infatti vivono di stenti. Oggi al supermercato per ricchi, con 3$ ho preso un pollo per una ragazza e le sue tre sorelle. A mia insaputa l’ha scambiato con una confezione di frattaglie di pollo, che se noi le diamo al gatto finiamo a S.Vittore per maltrattamento d’animali. Fortuna che me ne sono accorto. È grazie a questa sproporzione scandalosa che Chiara scappò di casa e seguì Francesco. Il ricco che cercò la giusta proporzione tra sé e gli altri, buttando tutto dalla finestra.
S. Chiara d’Assisi Mt 18,21-19,1 Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.
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