
Forse non voleva solo dirci che il Regno di Dio è una realtà piccola destinata a crescere, un invisibile che si rivela nel tempo. Voleva anche farci capire che il Regno di Dio non è oltre ma nella nostra realtà: nel giardino, nella farina. Certo, piccolo come un seme, disciolto come lievito, ma appunto presente nella terra, nella farina. Sì, Dio è il creatore, esiste da prima del Big Bang e potrebbe esistere senza l’universo. Ma, creando tutto, è rimasto mescolato nelle sue stesse creature, come lievito nella farina. Ecco perché amare le creature è amare Dio. Ogni attimo della nostra esistenza è un’espansione della presenza di Dio. La vita umana non è dunque solo un’esperienza di regno umano o animale, ma esperienza di regno di Dio. Se chiediamo che il nostro occhio interiore sia vivo, capace di cogliere quella luce divina che sta dentro le cose di ogni giorno.
Lc 13,18-21 Diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».