L’attimo

Non sono che aperture di pochi millimetri, porte strette da cui entra la luce. L’attimo di vita è forse come una pupilla, come il diaframma della macchina fotografica: passa una luce all’improvviso e tu ci vedi. Così è ogni relazione: porta stretta in cui ci sforziamo di entrare, di far passare un po’ d’amore. Ogni parola come uno scatto che coglie l’attimo, ogni silenzio è preparazione. Sforziamoci di vedere in quale modo essere operatori di giustizia. Signore “Donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli; infondi in noi la luce della tua parola per confortare gli affaticati e gli oppressi; fa che ci impegniamo lealmente al servizio dei poveri e dei sofferenti”*

Lc 13,22-30 Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

* preghiera eucaristica V/C rito romano