La mano

Sembra ieri ma era il ’97. Lo guardavamo estasiati, da lui usciva una forza che non avremmo più incontrato in altri uomini di chiesa. Lo seguivamo, due passi indietro forse tre, nei lunghi corridoi bui del carcere di San Vittore. Don Luigi si avvicinava agli stretti cancelli che chiudevano le celle e infilava il braccio tra le sbarre, spingendosi fino alla spalla, come per passare con tutto il corpo. La rivedo quella sua mano tesa, aperta, accompagnata da un sorriso dolcissimo. Sembrava che da una vita attendesse quell’incontro. Nella penombra, quegli omoni balzavano giù dalle brande, correvano a stringere la mano, l’unica mano tesa verso di loro, verso gli uomini dalle mani incatenate, verso i separati dal mondo, i lebbrosi della società. “Date sempre la mano al detenuto – ci insegnava – perché nessuno vuole toccare quelle mani. Non abbiate paura, dategli la mano, come fossero le mani di Cristo. Anche lui fu un detenuto, un condannato. Lo furono i suoi. Il vangelo fu scritto da detenuti”.

Mc 1,40-45 Venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

don Luigi Melesi https://www.valsassinanews.com/2022/11/26/martini-e-don-luigi-melesi-lamicizia-tra-il-cardinale-e-il-sacerdote-in-una-giornata-di-studi-tra-i-salesiani/