
Aveva lasciato Nazaret per andare a vivere a Cafarnao che, a loro volta, i discepoli avevano lasciato per seguirlo. Ma questo lasciare non è un abbandono, ormai lo sappiamo. Tant’è vero che oggi lo vediamo tornare nel suo paese a insegnare nella sua sinagoga, quella in cui aveva imparato a pregare sin da bambino, accompagnato da Giuseppe e Maria. Eccolo tra la sua gente, i suoi amici d’infanzia, compagni di gioco e scherzi, il rabbì, gli anziani, insomma tutti. Gli erano mancati e parlò loro con tutto il cuore, con tutto l’amore, commentando la Parola di Dio. Ma si accorse che qualcosa non andava, erano oppositivi, freddi. Avrebbe voluto guarire ogni loro malattia, sanare ogni male, ma sentiva che gli facevano resistenza. Non poté fare molto. Nemmeno noi possiamo fare molto per chi non vuole ricevere nulla. Aiuteremo altri, continuando ad amare e pregare per questi.
Mc 6,1-6 Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
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