
Perché quattro e non uno solo? Ogni volta che siamo davanti alla festa di un evangelista sorge questa domanda unita ad un forte senso di gratitudine. Nei secoli successivi certamente non ce l’avrebbero fatta, ma nella Chiesa dei primi tempi, nella Chiesa apostolica, l’elasticità di vedute era ancora quella di Gesù. Ecco perché i vangeli sono quattro. O meglio: il vangelo di Gesù è uno, trascritto in quattro testi, tutti ufficiali e di pari importanza. Perché è legittimo raccontare in modo diverso la stessa cosa, è naturale trovarsi meglio con uno stile narrativo piuttosto che con un altro, così come è più che umano preferire partecipare alla messa celebrata da questo o da quel prete, in questa o quella chiesa. Non è vero che uno vale uno, così come Marco non è Giovanni né Luca né Matteo, eppure sono un unico vangelo. Unità non è uniformità.
San Marco evangelista Mc 16,15-20 Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.