
Ora sappiamo come pregava Gesù, come parlava al Padre, come gli parlava di noi. Queste parole Gesù le pronuncia a cena, dopo aver lavato i piedi ai dodici e prima del suo arresto. Possiamo immaginare che Giovanni le udì, seduto al fianco di Gesù, ma di certo non prese appunti e forse non comprese tutto. Noi stessi, pur leggendo e rileggendo, non capiamo mai del tutto. Fu nei quaranta giorni dopo la resurrezione fino all’ascensione, e poi negli anni seguenti alla Pentecoste, che la memoria affiorò, quando lo Spirito ricordò ogni cosa. Ed affiorando la memoria, il pensiero scese in profondità. Gli apostoli presero sempre più coscienza di chi fosse Gesù, del rapporto che aveva con Dio che lui chiamava Padre. E annunciarono e scrissero queste parole, che noi oggi leggiamo con attenzione.
Gv 17,1-11 Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse:
«Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.
Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».