Con te

Ha guardato l’umiltà della sua serva, dice il canto della giovanissima Maria in casa di Elisabetta. Carlo Maria Martini ci disse che umiltà si potrebbe anche tradurre con umiliazione. L’incontro di Maria con Elisabetta fa capire a Maria che è tutto vero. Vedere quella donna al sesto mese di gravidanza l’aiuta a credere che l’angelo non è stato un sogno e che la propria gravidanza è possibile e reale. A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Le parole di Elisabetta la confortano e la fanno sentire improvvisamente capita e anche di più: stimata per quello che le è capitato e per la scelta che ha fatto. Nulla infatti è più umiliante che fare qualcosa per servire il Signore, o perlomeno la propria coscienza, e sentirsi giudicati o circondati da un silenzio di disistima. Ecco perché aveva raggiunto in fretta Elisabetta, per avere almeno una persona, un cuore oltre al proprio che le dicesse che faceva bene a continuare. Nel frattempo Giuseppe viveva il suo personale percorso e giungerà ad accogliere Maria come sposa. Presto Elisabetta non sarà l’unica a stimare Maria.

Lc 1,46-55 Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».