Se anche noi

Avessimo la faccia tosta di un lavavetri al semaforo, l’insistenza di un venditore di rose al ristorante. Reggessimo la frustrazione quanto un operatore di call center o inghiottissimo i commenti violenti come una tiktoker. Trascinassimo le folle come un duce e infondessimo coraggio come un Napoleone. Se fossero nostri la meticolosità di un truffatore e il calcolo rapido del cecchino, la capacità del boss di scegliersi i collaboratori e di eliminare i sospetti. Sapessimo ammaliare a sorrisi quanto una prostituta ed attendere il momento come una donna rancorosa. Se ci adattassimo al popolo come un candidato alle elezioni e intuissimo le mode come una mercante. Se molte altre doti ancora sapessimo rubare a chi le usa male e le impiegassimo per evangelizzare, il mondo sarebbe già salvato, inondato di luce e di speranza. I figli di di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della Luce. Ma se questi si dessero una mossa, sfrutterebbero quelli per imparare a navigare in ogni mare anziché restar sul molo ad aspettar che cali il vento.

Lc 16,1-8 Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».